“Nuovi scenari e nuovi strumenti per l’assicurazione dei rischi trasporti e aviazione” discussi all’interessante convegno ANIA

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“Nuovi scenari e nuovi strumenti per l’assicurazione dei rischi trasporti e aviazione” discussi all’interessante convegno ANIA

Il 7 maggio una delegazione di Care ha preso parte al convegno Ania dedicato ai “Nuovi scenari, nuovi strumenti per l’assicurazione dei rischi Marine & Aviation”. La mattinata, svoltasi a Milano, si è articolata su tre sessioni e ha trattato argomenti tanto vari quanto interessanti e di stretta attualità. Anzitutto, la Brexit: nelle parole di Massimo Vascotto dell’IUA di Londra, “gli assicuratori oggi devono fare più politica internazionale che assicurazioni” dovendo seguire i molteplici sviluppi dei giorni nostri. Nel caso dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ancora in programma ma in deciso ritardo, non sapendo ancora esattamente quale scenario si avvererà il settore assicurativo si è già preparato al peggiore – che escluda cioè la libera prestazione di servizi per le compagnie londinesi. L’intervento del relatore ha affrontato diversi scenari giuridici, con riferimento al destino delle polizze in essere e di quelle future. Per quanto concerne queste ultime, la maggior parte delle compagnie assicurative nel Regno Unito ha già aperto una filiale in uno degli stati membri dell’Unione Europea. Le difficoltà principali riguardano notoriamente i difficili incroci tra un ordinamento di common law e quelli di civil law della maggior parte degli altri paesi.

Nella seconda parte della prima sessione si è parlato invece delle sanzioni internazionali e della necessità di revisione delle relative clausole in seguito alle recenti politiche statunitensi e comunitarie. Data la complessità della geografia odierna, si impone al sottoscrittore o al broker di fare un’analisi molto mirata (nel caso dei trasporti, dove sono dirette le merci, nell’interesse di chi e attraverso quali territori?). Si è discussa la possibilità di clausole più particolareggiate, per esempio di tipo geografico o che escludano una giurisdizione più che un territorio.

La seconda sessione del convegno ha invece riguardato i droni civili, con riferimento ai recenti sviluppi normativi a partire dalla convenzione di Chicago per il volo nello spazio aereo europeo. Si è rilevata la mancanza di un quadro regolatorio uniforme in merito alla responsabilità degli operatori (tema che ovviamente si collega direttamente alle coperture RC). L’ENAC, presente tra i relatori con un proprio rappresentante, ha approfondito la questione delle certificazioni, sollevando anch’essa la poca chiarezza normativa e delle definizioni. Il dibattitto successivo ha discusso proprio in merito al fatto che se un drone è da considerarsi un aeromobile, esso andrebbe obbligatoriamente assicurato, ma la scarsità dei controlli e la vaghezza legale non facilitano l’implementazione di tale proposito.

Si è inoltre parlato del degno uso dei droni per la prevenzione dei rischi catastrofali e climatici. Questi piccoli velivoli, ormai tecnicamente molto sviluppati, possono aiutare moltissimo in un ampio spettro di attività: monitoraggio della contaminazione nucleare, di valanghe, ghiacciai e foreste, osservazione del clima, pattugliamento di incendi, agricoltura e semina. E’ seguita un’interessante comparazione tecnica di pregi e difetti di satelliti, aerei/elicotteri e droni nell’esecuzione di queste attività.

La terza sessione, conclusiva dell’evento, si è invece focalizzata sulle coperture dei rischi catastrofali in ambito trasporti e non solo. La IUMI ha recentemente sottolineato la mancanza di copertura per le cosiddette “extraordinary losses” quali uragani, terremoti, inondazioni e incendi. L’impatto assicurativo di questi eventi è ormai rilevante e continuo (è la “nuova normalità” di cui parlano gli esperti), non solo nel mondo trasporti e danni, ma anche per esempio prodotti e D&O. Si è sottolineata la disparità di impatto di questi eventi nelle diverse regioni del globo, a parità di gravità: le recenti catastrofi in Mozambico hanno avuto sul mercato assicurativo una ripercussione purtroppo ben diversa rispetto a quella di simili episodi negli Stati Uniti, segno che è presente ancora oggi una fortissima disuguaglianza che ha chiare ripercussioni anche a livello sociale.

L’Italia, e i recenti eventi in Liguria lo hanno dimostrato, non è più estranea ad eventi meteorologici ormai “atlantici” per esempio nel loro impatto sulla nautica e le merci trasportate via mare. Il concetto stesso di forza maggiore, che solitamente si riferisce ad un evento “imprevedibile”, “eccezionale” e “inevitabile”, è ormai stravolto dalla frequenza degli eventi e l’orientamento giurisprudenziale inizia ad essere restrittivo.

Difronte a queste minacce, secondo i relatori, il mercato assicurativo non è ancora pienamente sensibile. Le compagnie possono e devono essere motore di cambiamento, anche con un contributo sociale, per esempio in ottica di prevenzione e occorre in tal senso superare le logiche interne tradizionali: non si può infatti certamente pensare di aumentare massimali e premi all’infinito per compensare i cambiamenti in atto.